giovedì 5 luglio 2012

Il potere delle intenzioni


(di Deepak Chopra)

Se sapessi che i tuoi sogni possono avverarsi, quali esprimeresti? Amore eterno? Salute perfetta? Un nuovo lavoro oppure una nuova sfida? O forse più semplicemente serenità? O magari vorresti soddisfare un desiderio ancora più profondo, come ad esempio rmettere alla tua anima di realizzare il suo destino?

Ogni cosa che accade nell'Universo nasce da un'intenzione. Secondo gli antichi testi Vedici, le Upanishad: "Tu stesso sei il desiderio più forte e profondo che conduce. Ai tuoi desideri seguono le tue intenzioni. Alle tue intenzioni la tua volontà. Alla tua volontà, le tue azioni. Alle tue azioni, il tuo destino".

In definitiva il nostro destino deriva dal livello più profondo dei nostri desideri e delle nostre intenzioni, strettamente correlati tra loro.

COS'È L'INTENZIONE?

Molti dicono che è il pensiero di qualcosa che si vuole raggiungere o portare a compimento. Ma io credo ci sia qualcosa di più profondo ancora. L'intenzione è il modo con cui cerchiamo di soddisfare un certo desiderio, sia di natura materiale, che emotiva, spirituale o fisica. In
definitiva l'obiettivo di ogni intenzione è quello di arricchire di gioia e di benessere la nostra
vita e quella delle persone che ci circondano.

Quando un'intenzione si ripete, essa crea una sorta di rituale, la regolarità di una routine. Più profonda è la sua dimora nel nostro cuore, più probabilità ci sono che la coscienza dell'Universo si attivi per ricreare e manifestare questa nostra intenzione nel mondo fisico. Per questo, se ti senti "bloccato" nella tua vita o se credi che quello che davvero desideri sia impossibile - pensa in grande!

Vai oltre lo stato mentale che in genere ti limita e ti imprigiona. Vai con il pensiero oltre i problemi attuali, le difficoltà e le sfide. Abbi cura delle tue intenzioni, non le abbandonare. Quando nutri con continuità le tue intenzioni più pure e sentite, persino l'impossibile diventa possibile.

COME FARE?

Per ognuna delle tue intenzioni, chiediti: "Come può essermi utile e come può essere utile alle persone con cui io sono in contatto?". Se la risposta è vera gioia e soddisfazione, allora la tua intenzione, cooperando insieme alla nostra mente "non locale", agisce da sola, orchestrando in modo armonico e sublime la sua stessa realizzazione. Ogni nostra intenzione racchiude in sé uno straordinario potere, una capacità organizzativa divina che dobbiamo lasciar agire indisturbata, senza tentare di forzarla o di manipolarla.

L'unica cosa che dobbiamo fare é avere fiducia nel risultato. Questo è l'atteggiamento che ci permette di vedere la sincronicità nel mondo che ci circonda.

Dobbiamo arrivare a percepire con chiarezza che è la nostra anima - e non il nostro ego - ad essere il fulcro interiore con cui entrare in contatto. È in questo momento, quando cioè entriamo in contatto con la parte più profonda di noi stessi, che siamo in sintonia con il nostro destino. Siamo noi il profeta, non lo scenario in cui ci muoviamo.

Che riescano ad osservare e comprendere le proprie intenzioni - anche quelle più importanti e nascoste - manifestarsi nel mondo reale per portare gioia a loro stessi ed al mondo che ci circonda.

mercoledì 20 giugno 2012

Lascia andare il bisogno di cambiare gli altri


Lascia andare il bisogno di cambiare gli altri. Il vero amore e' accettare gli altri nel modo in cui sono, senza cercare di cambiarli. Se vogliamo cambiarli, significa che non li amiamo così come sono. E’ molto più facile trovare una persona che sia già nel modo in cui ti piace, invece di cercare di cambiarla.                                                                  
(Don Miguel Ruiz - I quattro accordi)

giovedì 17 maggio 2012

MENTE E CERVELLO




Che differenza c’è tra mente e cervello? La mente e la coscienza sono semplicemente dei riflessi degli impulsi elettrici e della biochimica del cervello? E da dove nasce la coscienza? E la consapevolezza di sé? E che ruolo ha la volontà nelle nostre scelte? Siamo liberi di scegliere o le nostre azioni sono determinate da  neurotrasmettitori e da meccanismi ed impulsi di circuiti neurali, fuori dal nostro effettivo controllo, come se vivessimo nel mondo di Matrix...........?

Nell’antichità si pensava che all’interno del cervello vi fosse una specie di homunculus, un seme di autoconsapevolezza non molto diverso dall’anima, nucleo irriducibile del nostro sé. Questo ‘omino’ sbirciando dai nostri occhi e ascoltando attraverso le nostre orecchie dava un senso all’universo e lo rendeva intelligibile.

Quando la ricerca di sé si è spostata dalla filosofia alla scienza l’homunculus è stato espulso dalle nostre teste. Il primo pensiero scientifico con l’intento di fornire una conoscenza esatta dei fenomeni naturali si concentrò sugli aspetti quantificabili e osservabili della natura.  I pionieri della rivoluzione scientifica ritenevano essenziale per la veridicità del loro metodo di dover osservare gli oggetti fisici in modo oggettivo. Un principio centrale del naturalismo scientifico era la pura oggettivazione dei fenomeni naturali senza la contaminazione della soggettività.

Siccome la scienza ha avuto un grande successo nel trattare con il mondo fisico, è stata associata storicamente a una forma filosofica di fisicalismo, la credenza che la realtà sia interamente riducibile a certi tipi di entità fisiche. (1) 

All’inizio della psicologia William James aveva affermato che lo strumento migliore per studiare i fenomeni mentali fosse l’introspezione, affiancata dall’osservazione oggettiva dei comportamenti e correlata dalle connessioni neurali, ma questa idea  fu abbandonata quasi subito.

Nello sforzo di darsi una credibilità come disciplina scientifica, staccata dalla filosofia, la psicologia si è concentrata principalmente sulla raccolta di dati relativi al comportamento umano ed ai fenomeni connessi al funzionamento del cervello, organizzato secondo modelli statistici generali.  In base a questo modello fisicalistico si è ridotta la complessità della psiche a quei fenomeni più facilmente osservabili trascurando il dato centrale della psicologia umana: “la nostra mente quotidiana, la nostra concreta immediata consapevolezza di esistere, con tutto ciò che comporta in termini di complessità vissuta e sottile adattamento a una vasta serie di relazioni con il mondo circostante”. (2)

Così per anni lo studio della mente si è soffermato su ciò che era più facilmente osservabile, e quale manifestazione psichica è la più osservabile dall’esterno? La psicopatologia, la malattia mentale, la devianza. Le prime indagini sulla psiche sono state di natura terapeutica: la Psicanalisi di Freud è nata come psicoterapia partendo dagli studi sull’isteria.

Un altro fenomeno osservabile esternamente è il comportamento. John B. Watson il fondatore del Comportamentismo arrivava anche a negare l’umanità dell’uomo, affermando che i comportamenti umani non sono altro che delle risposte meccaniche a stimoli e condizionamenti ambientali, arrivando così a negare implicitamente l’esistenza di una volontà libera.  

Gli studi sul cervello hanno scoperto le aree correlate a funzioni psicologiche, ma questo non dimostra che tutti gli eventi mentali possano essere ridotti ai loro correlati neurali: non si vedono eventi mentali nel cervello, solo fenomeni elettrochimici.

Per molti anni le emozioni, le motivazioni, la creatività e altri fenomeni mentali come gli stati di coscienza o le esperienze di natura religiosa sono stati trascurati o inquadrati in un modello meccanicistico di tipo stimolo-risposta.

Proprio grazie alle ultime ricerche delle neuroscienze degli ultimi anni e all’interesse degli studiosi per i metodi di indagine della mente delle tradizioni spirituali orientali è stato ripreso in considerazione ed utilizzato il metodo dell’introspezione anche in psicologia.

I metodi contemplativi orientali sono metodi empirici che si basano sull’esperienza diretta: il pensiero orientale si fonda su 'concetti intuitivi', che si richiamano all'esperienza immediata piuttosto che altri concetti ed elementi facenti parte di un sistema teorico. I termini che alludono alla mente o alla coscienza alludono all'esperienza immediata della soggettiva così come viene vissuta.  

Il pensiero orientale vede l’essere umano dal punto di vista olistico: l’esperienza umana viene considerata in quanto processo globale in relazione alla natura nella sua totalità.

L’esperienza umana viene vista alla luce di uno stato di coscienza risvegliato. Attraverso la meditazione  si acquisisce una chiarezza mentale e una consapevolezza che libera dagli schemi nevrotici che ci condizionano.

Con l’introspezione la consapevolezza e un’ampia gamma di fenomeni mentali possono essere esaminati direttamente.  Per secoli le tradizioni contemplative orientali hanno sviluppato dei metodi rigorosi per l’indagine della coscienza e della consapevolezza. Attraverso l’allenamento dell’attenzione si ha modo di rallentare i pensieri ed il dialogo interno ed  aumentare la chiarezza e la presenza mentale. Questa chiarezza la si ottiene attraverso la pratica della meditazione profonda. Attraverso la meditazione ed i loro metodi contemplativi le tradizioni Hindu e Buddhiste hanno esplorato la mente in profondità arrivando ad una conoscenza molto raffinata degli eventi mentali interiori, degli stati d’animo, degli effetti positivi o distruttivi delle emozioni e di come questi abbiano effetti sul corpo, sul sistema immunitario, sulle malattie e sui processi di guarigione.

Questi risultati sono stati verificati e confermati dagli studi più recenti delle neuroscienze. Attualmente in diverse parti del mondo centri di ricerca ed università stanno attuando programmi che studiano gli effetti della meditazione e della presenza mentale in vari campi di applicazione: dalla cura dei dolori cronici, alla riduzione dello stress, alla creatività, alle performances sportive.

La meditazione e le pratiche contemplative orientali non più viste come qualcosa di esotico o eccentrico possono essere un utile strumento per la promozione del benessere individuale e collettivo.




(1) Tart C. T. “Stati di Coscienza” , Astrolabio, 1977, p.220
(2) Welwood J. “L’incontro delle vie” Astrolabio, 1991 p.12

mercoledì 2 maggio 2012

Vivere nel presente




"Vivete ogni presente istante completamente ed il futuro sarà confortante.
Gioite pienamente della meraviglia e della bellezza di ogni momento.
Praticate la presenza della pace. Più fate così, più sentirete la presenza di quella forza nella vostra vita."


(Paramahansa Yogananda)


 

venerdì 13 aprile 2012

Zengetsu


"Zengetsu, un maestro cinese della dinastia T'ang, scrisse per i suoi allievi i seguenti consigli:

   Vivere nel mondo e tuttavia non stringere legami con la polvere del mondo è la linea di condotta di un vero studente di Zen;

   Quando assisti alla buona azione di un altro, esortati a seguire il suo esempio. Nell'aver notizia dell'errore di un altro, raccomandati di non imitarlo;

   Anche da solo in una stanza buia comportati come se avessi di fronte un nobile ospite;

   Esprimi i tuoi sentimenti, ma non diventare più espansivo di quanto la tua vera natura ti detti;

   La povertà è il tuo tesoro. Non barattarla mai con una vita agiata;

   Una persona può sembrare sciocca e tuttavia non esserlo. Può darsi che stia solo proteggendo con cura il suo discernimento;

Le virtù sono i frutti dell'autodisciplina e non cadono dal cielo da sole come la pioggia o la neve;

   La modestia è il fondamento di tutte le virtù;

   Lascia che i tuoi vicini ti scoprano prima che tu ti sia rivelato;

   Un cuore nobile non si mette mai in mostra. Le sue parole sono come gemme preziose, sfoggiate raramente e di grande valore;

   Per uno studente sincero, ogni giorno è un giorno fortunato. Il tempo passa ma lui non resta mai indietro. Né la gloria né l'infamia possono commuoverlo;

   Critica te stesso, non criticare mai gli altri. Non discutere di ciò che è giusto e di ciò che è sbagliato;

   Alcune cose, benché giuste, furono considerate sbagliate per intere generazioni. Poiché è possibile che il valore del giusto sia riconosciuto dopo molti secoli, non c'è alcun bisogno di pretendere un riconoscimento immediato;

   Vivi con un fine e lascia i risultati alla grande legge dell'universo. Trascorri ogni giorno in serena contemplazione."

domenica 18 marzo 2012

"OSSERVARE L'ODIO"




(di Jiddu Krishnamurti)

"Nessuno ti può insegnare ad amare”

Se si potesse insegnare l'amore i problemi del mondo sarebbero molto semplici, no?...

Non è facile imbattersi nell'amore. È invece facile odiare e l'odio può accomunare le persone... Ma l'amore è molto più difficile.

Non si può imparare ad amare: quello che si può fare è osservare l'odio e metterlo gentilmente da parte. Non metterti a fare la guerra all'odio, non star lì a dire che cosa orribile è odiare gli altri. Piuttosto, invece, vedi l'odio per quello che è e lascialo cadere...La cosa importante è non lasciare che l'odio metta radici nella tua mente.

Capisci? La tua mente è come un terreno fertile e qualsiasi problema, solo che gli si dia tempo a sufficienza, vi metterà radici come un'erbaccia e dopo farai fatica a tirarla via. Invece, se tu non lasci al problema il tempo di metter radici, allora non sarà possibile che esso cresca e finirà,piuttosto, con l'appassire. Ma se tu incoraggi l'odio e dai all'odio il tempo di mettere radici, di crescere e di maturare, allora l'odio diventerà un enorme problema.

Al contrario, se ogni volta che l'odio sorge tu lo lasci passare, troverai che la mente si fa sensibile senza diventare sentimentale. E perciò conoscerà l'amore In un passo evangelico Gesù dice: "Non resistete al male" (Mt 5, 39).

È un esercizio che il buon meditante porta sempre con sè, anche fuori dalla nostra sala di meditazione. Una buona pratica qui conduce ad una buona pratica là fuori, e viceversa:Facciamo un esempio. Sono in autobus, seduto in un posto non riservato ad anziani o a persone con difficoltà motorie.

Dentro l'autobus c'è molta gente, tutti i posti a sedere sono occupati e anche le persone in piedi sono di un certo numero. Entra una signora anziana, con evidenti difficoltà nel destreggiarsi; si guarda in giro in cerca di un posto libero, io la noto e le lascio la mia sedia. La signora si siede senza ringraziarmi. Bene : cosa succede a questo punto?

Nella stragrande maggioranza dei casi, nasce in me un moto di stizza, di antipatia per quella donna. Diciamolo pure: odio. Siamo abituati ad associare questa parola a grandi eventi, alla guerra, a relazioni veramente conflittuali.

Ma è da queste piccole situazioni che l'odio si genera in noi;è qui che comincia a sedimentare in noi questo automatismo. Dunque mi accorgo che spesso e volentieri anche le azioni apparentemente più morali, più giuste, tante volte sono dei piccoli ricatti camuffati, dei do ut des: io faccio questa buona azione, ma dall'altra parte ci deve essere un tornaconto. Ti faccio un piacere?

Bene, ma te lo devo fare pagare in un modo o nell'altro: attendo un tuo ringraziamento o un tuo gesto di piena riconoscenza. Faccio qualcosa che viene considerato moralmente elevato?

Allora mi aspetterò un riconoscimento da parte di qualcuno, la famiglia, gli amici, la società, le persone che mi circondano. Invece se vogliamo sviluppare la qualità della benevolenza e della equanimità, due aspetti molto importanti nella pratica della meditazione,bisogna cercare di svincolarci da tutto ciò.
È essenziale partire da queste piccole situazioni - che piccole poi non sono!- per poi procedere verso questioni più pesanti: è come sollevare i pesi, si inizia dal poco e poi, quando si è dovutamente allenati, si aggiungono altri chili al nostro bilanciere.

Dunque, quando il seme dell'ira, dell'odio sta subdolamente facendo ingresso nella nostra mente, noi ci fermiamo, lo osserviamo, creiamo uno spazio vuoto attorno a lui, ed esso in brevissimo tempo scomparirà. Anche qui, come nella pratica meditativa, molto importante è non giudicare il male che fa capolino, ma solo osservarlo in modo distaccato, senza valutarlo in alcun modo.

Lo stato subito seguente a questa operazione sarà qualcosa simile ad una quieta soddisfazione, un pacificato piacere: non ci siamo fatti ingabbiare dalla nostra reazione automatica che genera in noi odio al presentarsi di una certa situazione nella quale ci veniamo a trovare; siamo riusciti a svincolarci da un funzionamento puramente meccanico della nostra persona, abbiamo consapevolmente osservato e mutato il nostro stato.
Si fa in noi quindi chiara la sensazione che su questa via,se perseguita, non si può che giungere ad estirpare un'abitudine malefica e sostituirla con un'abitudine benefica.

Ogni giorno si presentano innumerevoli occasioni per esercitarsi in questo
modo.

Davanti ad ognuna di esse abbiamo due possibilità:

- Continuare ad essere succubi delle circostanze, comportandoci come delle macchine che a certi input danno sempre certi output;

-Oppure svegliarci dal nostro sonno, scegliendo un percorso di liberazione dalla nostra angusta situazione.

Cosa scegliamo?

venerdì 2 marzo 2012

LA RIVOLUZIONE DELLE COSCIENZE


“Non può esserci rivoluzione politica, sociale o economica:
la sola rivoluzione è quella dello spirito, è individuale.
E se milioni di individui cambiano,
allora la società cambierà di conseguenza,
non il contrario.
Non puoi cambiare prima la società
e sperare che gli individui cambino in seguito.”
Osho

“Ciò che tu sei, il mondo è.
E senza la tua trasformazione, non può avvenire alcuna trasformazione nel mondo”
J. Krishnamurti

“Siate il cambiamento che volete vedere nel mondo”
M. K. Gandhi

mercoledì 29 febbraio 2012

La mente è la creatrice di tutto


"La mente è la creatrice di tutto. Voi dovreste, perciò, guidarla per creare soltanto bene. Se vi attaccate ad un certo pensiero, con la forza dinamica della volontà, esso assume alfine una tangibile forma esteriore. Quando sarete capaci di impiegare la vostra volontà sempre per scopi costruttivi, voi diverrete il controllore del vostro destino."

(Paramahansa Yogananda)