Che differenza c’è tra mente e cervello? La mente e la
coscienza sono semplicemente dei riflessi degli impulsi elettrici e della
biochimica del cervello? E da dove nasce la coscienza? E la consapevolezza di
sé? E che ruolo ha la volontà nelle nostre scelte? Siamo liberi di scegliere o
le nostre azioni sono determinate da
neurotrasmettitori e da meccanismi ed impulsi di circuiti neurali, fuori
dal nostro effettivo controllo, come se vivessimo nel mondo di
Matrix...........?
Nell’antichità si pensava che all’interno del cervello vi
fosse una specie di homunculus, un seme di autoconsapevolezza non molto diverso
dall’anima, nucleo irriducibile del nostro sé. Questo ‘omino’ sbirciando dai
nostri occhi e ascoltando attraverso le nostre orecchie dava un senso
all’universo e lo rendeva intelligibile.
Quando la ricerca di sé si è spostata dalla filosofia alla
scienza l’homunculus è stato espulso dalle nostre teste. Il primo pensiero
scientifico con l’intento di fornire una conoscenza esatta dei fenomeni
naturali si concentrò sugli aspetti quantificabili e osservabili della
natura. I pionieri della rivoluzione
scientifica ritenevano essenziale per la veridicità del loro metodo di dover
osservare gli oggetti fisici in modo oggettivo. Un principio centrale del
naturalismo scientifico era la pura oggettivazione dei fenomeni naturali senza
la contaminazione della soggettività.
Siccome la scienza ha avuto un grande successo nel
trattare con il mondo fisico, è stata associata storicamente a una forma filosofica
di fisicalismo, la credenza che la realtà sia interamente riducibile a certi
tipi di entità fisiche. (1)
All’inizio della psicologia William James aveva affermato
che lo strumento migliore per studiare i fenomeni mentali fosse
l’introspezione, affiancata dall’osservazione oggettiva dei comportamenti e
correlata dalle connessioni neurali, ma questa idea fu abbandonata quasi subito.
Nello sforzo di darsi una credibilità come disciplina
scientifica, staccata dalla filosofia, la psicologia si è concentrata
principalmente sulla raccolta di dati relativi al comportamento umano ed ai
fenomeni connessi al funzionamento del cervello, organizzato secondo modelli
statistici generali. In base a questo
modello fisicalistico si è ridotta la complessità della psiche a quei fenomeni
più facilmente osservabili trascurando il dato centrale della psicologia umana:
“la nostra mente quotidiana, la nostra concreta immediata consapevolezza di
esistere, con tutto ciò che comporta in termini di complessità vissuta e sottile
adattamento a una vasta serie di relazioni con il mondo circostante”. (2)
Così per anni lo studio della mente si è soffermato su ciò
che era più facilmente osservabile, e quale manifestazione psichica è la più
osservabile dall’esterno? La psicopatologia, la malattia mentale, la devianza.
Le prime indagini sulla psiche sono state di natura terapeutica: la Psicanalisi
di Freud è nata come psicoterapia partendo dagli studi sull’isteria.
Un altro fenomeno osservabile esternamente è il
comportamento. John B. Watson il fondatore del Comportamentismo arrivava anche
a negare l’umanità dell’uomo, affermando che i comportamenti umani non sono altro
che delle risposte meccaniche a stimoli e condizionamenti ambientali, arrivando
così a negare implicitamente l’esistenza di una volontà libera.
Gli studi sul cervello hanno scoperto le aree correlate a
funzioni psicologiche, ma questo non dimostra che tutti gli eventi mentali
possano essere ridotti ai loro correlati neurali: non si vedono eventi mentali
nel cervello, solo fenomeni elettrochimici.
Per molti anni le emozioni, le motivazioni, la creatività
e altri fenomeni mentali come gli stati di coscienza o le esperienze di natura
religiosa sono stati trascurati o inquadrati in un modello meccanicistico di
tipo stimolo-risposta.
Proprio grazie alle ultime ricerche delle neuroscienze
degli ultimi anni e all’interesse degli studiosi per i metodi di indagine della
mente delle tradizioni spirituali orientali è stato ripreso in considerazione
ed utilizzato il metodo dell’introspezione anche in psicologia.
I metodi contemplativi orientali sono metodi empirici che
si basano sull’esperienza diretta: il pensiero orientale si fonda su 'concetti
intuitivi', che si richiamano all'esperienza immediata piuttosto che altri concetti
ed elementi facenti parte di un sistema teorico. I termini che alludono alla
mente o alla coscienza alludono all'esperienza immediata della soggettiva così
come viene vissuta.
Il pensiero orientale vede l’essere umano dal punto di
vista olistico: l’esperienza umana viene considerata in quanto processo globale
in relazione alla natura nella sua totalità.
L’esperienza umana viene vista alla luce di uno stato di
coscienza risvegliato. Attraverso la meditazione si acquisisce una chiarezza mentale e una consapevolezza
che libera dagli schemi nevrotici che ci condizionano.
Con l’introspezione la consapevolezza e un’ampia gamma di
fenomeni mentali possono essere esaminati direttamente. Per secoli le tradizioni contemplative orientali
hanno sviluppato dei metodi rigorosi per l’indagine della coscienza e della
consapevolezza. Attraverso l’allenamento dell’attenzione si ha modo di
rallentare i pensieri ed il dialogo interno ed
aumentare la chiarezza e la presenza mentale. Questa chiarezza la si
ottiene attraverso la pratica della meditazione profonda. Attraverso la
meditazione ed i loro metodi contemplativi le tradizioni Hindu e Buddhiste hanno
esplorato la mente in profondità arrivando ad una conoscenza molto raffinata
degli eventi mentali interiori, degli stati d’animo, degli effetti positivi o
distruttivi delle emozioni e di come questi abbiano effetti sul corpo, sul
sistema immunitario, sulle malattie e sui processi di guarigione.
Questi risultati sono stati verificati e confermati dagli
studi più recenti delle neuroscienze. Attualmente in diverse parti del mondo
centri di ricerca ed università stanno attuando programmi che studiano gli
effetti della meditazione e della presenza mentale in vari campi di
applicazione: dalla cura dei dolori cronici, alla riduzione dello stress, alla
creatività, alle performances sportive.
La meditazione e le pratiche contemplative orientali non
più viste come qualcosa di esotico o eccentrico possono essere un utile
strumento per la promozione del benessere individuale e collettivo.
(1) Tart C. T. “Stati di Coscienza” , Astrolabio, 1977,
p.220
(2) Welwood J. “L’incontro delle vie” Astrolabio, 1991
p.12